lunedì 3 aprile 2017
STORIA DELLE LEGGI ELETTORALI ITALIANE
SISTEMA ELETTORALE
La prima applicazione del premio di maggioranza in Italia (nella forma del jackpot system) si ebbe nel 1923 con l'approvazione della legge Acerbo, che prevedeva l'assegnazione dei 2/3 dei seggi della Camera dei deputati alla lista che avesse superato il 25% dei voti.[2]
Nel secondo dopoguerra, dopo il ritorno al sistema proporzionale, si reintrodusse il premio di maggioranza nel 1951 per la legge comunale degasperiana, valida per i comuni con più di 10.000 abitanti, e nel 1953 per la cosiddetta legge truffa, valida per le elezioni politiche.[3] In entrambi i casi era prevista l'attribuzione di un premio in quota variabile alla coalizione che avesse preso la maggioranza assoluta dei voti validi. Dopo le elezioni politiche del 1953, che comunque non videro l'applicazione del premio perché nessuna coalizione superò la metà dei voti, le due leggi elettorali vennero abrogate.
Negli anni novanta il premio di maggioranza fu reintrodotto limitatamente alle elezioni locali. La legge comunale e provinciale del 1993, tuttora in vigore per i comuni, attribuisce sotto certe condizioni il 60% dei seggi alla coalizione che sostiene il candidato sindaco che ottiene la maggioranza assoluta al primo turno oppure che prevale nel turno di ballottaggio.[4] La legge Tatarella del 1995, che regola le elezioni regionali nelle regioni che non si siano dotate di una propria legge elettorale, prevede un premio di maggioranza in misura fissa a beneficio della coalizione che ottiene la maggioranza relativa. Un premio di maggioranza analogo è previsto anche dalle leggi elettorali regionali di molte altre regioni.
La legge Calderoli del 2005, valida per le elezioni politiche, aveva reintrodotto il premio di maggioranza in quota variabile alla singola lista o coalizione che avesse raccolto la maggioranza relativa dei voti a livello nazionale alla Camera e a livello di ogni singola regione al Senato. La legge Calderoli prevedeva cioè l'assegnazione del premio alla singola lista o alla coalizione più votata indipendentemente dal suo risultato elettorale. Nel 2014, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale questo aspetto della legge.
La successiva legge elettorale italiana del 2015 prevede l'attribuzione del premio in quota variabile alla lista che abbia superato il 40% dei voti o, in difetto, alla lista che abbia prevalso nel turno di ballottaggio; quest'ultimo è stato dichiarato incostituzionale.
Nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, mentre in Italia vi era il fascismo, la Repubblica di San Marino si dotò di una legge elettorale con premio di maggioranza formalmente del tipo in quota fissa, sebbene esso garantisse in ogni caso la formazione di una maggioranza parlamentare. Quella legge infatti prevedeva una quota fissa dell'80% dei seggi a favore della lista più votata e la ripartizione proporzionale fra tutte le liste, inclusa la più votata, del residuo 20% dei seggi.
Dal 2008, il sistema elettorale proporzionale previgente è stato modificato con l'introduzione di un premio di maggioranza in quota variabile, che assegna seggi aggiuntivi alla coalizione più votata, eventualmente con ricorso a un turno di ballottaggio.[5]
L’Italicum è un sistema di base proporzionale che prevede un premio di maggioranza – 54% ossia 340 seggi su 618 – alla lista che supera il 40% dei voti. Ciò significa che se nessun partito raggiunge questa percentuale minima di voti, si svolgerà un secondo turno tra le due liste più votate per assegnare il premio della stessa consistenza.
I partiti che invece risultano sconfitti si ripartiscono i 278 seggi restanti sulla base della percentuale proporzionale di voti presi. Sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d’Aosta e i 12 deputati eletti all’estero.
Voto subito
Più alti resti
Proporzionale
Premio di maggioranza 40% difficile da raggiungere
Se eletti in più collegi scelti a sorteggio
Sistema elettorale
Numero di seggi
Numero di voti ricevuti
Base nazionale
Primo turno
Secondo turno
Ballottaggio
40% dei voti
340 seggi
Su 617 seggi
Valle d’aosta
Deputati eletti dall’estero
Porcellum
Mattarellum
Collegio elettorale
100 collegi
plurinominali di dimensioni ridotte
Candidature multiple
Liste non bloccate
Capilista bloccati
Partiti piccoli elezione dei solo capilista
Partiti grandi elezione capilista più preferenze
Soglia di sbarramento del 3%
Soglia per le minoranze linguistiche del 20%
100 collegi di circa 600 mila abitanti l’uno
Uninominale
Quote di genere 50%
preferenza unica non di genere e con soglie all'8% per i partiti che corrono da soli, 3% per quelli coalizzati che uniti superano il 20%.
No a lista composta interamente da candidati bloccati
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