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domenica 22 settembre 2024

Editto Giornalistico: Alle Penne dell'Informazione Pubblica



VAGLIAMO ONESTAMENTE LA REALTÀ 

Un accorato appello alla veridicità giornalistica,

In nome della verità e della giustizia sociale, si invoca oggi a voi, o giornalisti di questa terra, la piena e consapevole responsabilità della parola scritta. Non permettete che la strada, quella stessa che molti sono costretti a percorrere, venga dipinta con i colori sbiaditi dell’ignoranza, della diffamazione, o peggio ancora, dell’indifferenza.

Non osate più definirla con terminologie ipocrite e banali, non ricadete nel facile errore di tracciare un confine tra chi è "dentro" e chi è "fuori", tra chi ha e chi non ha, tra il sicuro e l’incerto. Il volto di questa metropoli, come di molte altre simili, non può essere ridotto alla misera rappresentazione di un'umanità allo sbando. No, Milano – e con essa l’intera nazione – non è un teatro di figure isolate, abbandonate a un destino incerto per propria colpa.

L'epoca in cui viviamo ci ha reso spettatori di un crollo delle certezze, di un progressivo declino della formazione, dell’informazione, e delle opportunità. In questo scenario, è altamente complicato, se non impossibile, per moltissimi uomini e donne, giovani e meno giovani, ottenere quella qualificazione che li potrebbe condurre a un impiego dignitoso. L’assenza di strutture formative adeguate, l’inaccessibilità agli strumenti necessari per crescere e migliorarsi sono il sintomo di una società che ha disinvestito nei suoi cittadini, lasciandoli soli di fronte a un mondo del lavoro che richiede titoli sempre più inarrivabili per la gran parte delle persone.

Eppure, o voi che fate della parola la vostra professione, avete scelto di ignorare tutto ciò, dipingendo le vittime come colpevoli, i diseredati come irresponsabili. Così facendo, non siete altro che complici di una classe politica che ha disatteso ogni impegno, che ha promesso prosperità e ha consegnato abbandono. Non avete forse anche voi il dovere morale di far risuonare nelle pagine dei vostri articoli il grido di chi è stato lasciato indietro?

Osereste ancora tacere dinanzi a questo scandalo della diseguaglianza? Forse temete che, sollevando la voce contro l'ingiustizia, potreste perdere il vostro posto in questa macchina dei media, sempre più insensibile e distaccata dal reale? Ma vi assicuro, il popolo è stato paziente oltre ogni misura. È un popolo che ha visto sfumare la propria casa, il proprio lavoro, la propria dignità. Ha perduto arti e mestieri, ha visto la produttività della nazione spegnersi lentamente, come una fiamma a cui viene negato l’ossigeno.

A voi, dunque, che brandite la penna come arma del pensiero, chiedo: non sarebbe forse giusto, doveroso, umile, riconoscere almeno un accenno di autocritica? Non dovreste forse anche voi, come ogni buon servitore del bene pubblico, fermarvi un istante e considerare le conseguenze delle vostre parole? Il tempo dell’ipocrisia è giunto al termine, e chiunque continui a ignorare la realtà, sobillando l’opinione pubblica con facili giudizi, è destinato a perdere il proprio diritto di parola. Che l’informazione non si faccia strumento del potere, ma fiamma che illumina le coscienze.

Sia questo un avviso solenne, affinché chi ha orecchi per intendere, intenda. La storia non perdona, e neppure il popolo lo farà. Vi è dato di scegliere: alzare la voce contro l'ingiustizia o tacere nel silenzio della complicità.

Un editore indipendente che non tollera l’ipocrisia del nostro tempo

DonE

venerdì 12 luglio 2024

Il mito della supremazia maschile nell'ombra della società contemporanea

 



Il mito della supremazia maschile nell'ombra della società contemporanea

L'articolo di Massimo Ammaniti, pubblicato su Repubblica il 24 novembre 2023, getta una luce controversa su un tema spesso trascurato nei dibattiti moderni: il ruolo del maschio nella società post-patriarcale. Contrariamente alla narrativa predominante, Ammaniti suggerisce che il patriarcato non sia la radice dei problemi contemporanei tra i generi. Al contrario, argomenta che la cultura emergente dopo la Seconda Guerra Mondiale ha portato a un'erosione dell'identità maschile tradizionale, causando incertezza e frustrazione nei maschi moderni.

Una delle critiche principali rivolte da Ammaniti riguarda il cambiamento dei ruoli di genere e delle dinamiche familiari. Mentre le donne hanno guadagnato un accesso senza precedenti al mondo del lavoro e della leadership, i ruoli tradizionali dei padri come principali fornitori economici sono stati messi in discussione. Questo non solo ha minato il senso di scopo e identità degli uomini, ma ha anche creato una dinamica familiare dove i padri si sentono sempre più marginalizzati e privati del loro ruolo storico di guida e sostegno.

Un punto chiave sollevato da Ammaniti è la crescente pressione finanziaria su molti uomini moderni. In un'epoca in cui la stagnazione salariale e l'instabilità economica sono all'ordine del giorno, molti uomini si trovano ad affrontare una pressione immensa per sostenere economicamente le loro famiglie. Questa pressione non è solo economica, ma anche psicologica, poiché molti uomini si sentono costantemente inadeguati di fronte alle aspettative materiali e sociali poste su di loro.

Un altro aspetto controverso sollevato da Ammaniti è il fenomeno dell'abusività femminile, spesso trascurato o sottovalutato. Citando esperienze personali e ricerche sociologiche, Ammaniti esplora come alcuni uomini siano soggetti a continue richieste finanziarie e emotive da parte delle loro compagne. Questo tipo di coercizione emotiva può derivare da aspettative irrealistiche e stereotipi di genere radicati, che presuppongono che gli uomini debbano sempre essere in grado di fornire e proteggere senza mostrare segni di vulnerabilità.

La tesi di Ammaniti si scontra direttamente con le teorie predominanti che attribuiscono la violenza di genere e altri problemi sociali alla persistenza del patriarcato. Egli suggerisce invece che il problema possa essere più complesso, radicato nelle dinamiche di potere cambiate all'interno delle famiglie e della società nel suo complesso.

Un'analisi complementare è fornita dal lavoro di Anna Maria Nicolò, che espone il contesto più ampio dei legami violenti di coppia. Nicolò sottolinea come le dinamiche relazionali e la mancanza di supporto sociale possano contribuire alla violenza domestica, senza necessariamente implicare una dominanza maschile assoluta. Questo quadro complesso evidenzia ulteriormente la necessità di considerare una varietà di fattori sociali e psicologici quando si affrontano le questioni di genere.

In conclusione, l'articolo di Ammaniti e le argomentazioni presentate sfidano il pensiero convenzionale sulla violenza di genere e sulle dinamiche di potere all'interno delle relazioni familiari. Essi invitano a un'analisi più approfondita e sfumata delle cause e degli effetti delle trasformazioni sociali moderne, invitando a considerare il contesto più ampio delle relazioni umane e della dinamica familiare nel XXI secolo.


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