Un infermiere scrive una lettera sull'obbligo vaccinale
Ho visto su internet il testo di questa lettera inviata da un infermiere di un
ospedale lombardo.
Poiché mi ha particolarmente toccato, e la lettera é pubblica e anonima,
mi permetto di ripubblicarla.
Quanto qui scritto riporta un problema di molti, che ritengo valga la
pena far conoscere, e tutto quanto detto corrisponde precisamente alla
mia opinione affermativa sul concedere, a questa categoria lavorativa tanto
usurante e rischiosa per i suoi operatori, quanto altamente sociale, la
possibilità di obiettare e scegliere di non osservare il disposto del prossimo
d.l. suillobbligatorietà vaccinale, poiché affermerebbe obblighi troppo
specifici e troppo tecnici, che solo gli stessi operatori, come ciascun
individuo secondo le proprie specificità cliniche, possono decidere di
osservare.
Affermo questa mia indicazione pubblica, perché la vaccinazione anticovid,
annunciata come contenente subunità proteiche o virus sia attenuati che
inattivati, per essere definita *raccomandabile* per un operatore
della sanità (o oer un individuo qialsiasi) che non sia già immune, dovrebbe
essere proponibile come fortemente indicata, solo in seguito ad un pre-esame
specifico, che lo SSN dovrebbe mettere a disposizione, almeno al personale
medico e paramedico (ma anche a chiunque ne faccia esplicita richiesta),
consistente in un antecedente test sierologico riguardante, oltre che la
quantità di cellule IgG, IgA e IgM che forniscono il quadro storico
anticorpale personale, anche il grado di immunizzazione creata dai
linfociti di tipo T, che sono quasi sempre esistenti in ciascun individuo,
nonché in ultimo ma non meno importante la verifica allergologica individuale
ai componenti del vaccino, qualunque sia la sua specificità, marca o
caratteristica peculiare.
Senza questo legittimo pre-esame, giustificativo della raccomandabilità
della somministrazione vaccinale, ogni obbligo o ricatto regolamentare o
legislativo imposto per l'inoculo di prodotti ancora sperimentali risulta
essere manifestamente inaccettabile, incostituzionale, pericoloso e
controproducente, poiché semplicemente illogico e violante i diritti oggettivi
e soggettivi dell'individuo interessato.
Ecco la lettera:
Salve, mi presento, sono un infermiere che lavora in un ospedale della
Lombardia e svolgo questa professione da circa 10 anni. Inizio con lo
scusarmi del mio scritto rivolte a lei, indirizzato a questa e-mail legata
alla sua attività di docente universitario: molto probabilmente non è il
contatto più appropriato ma non avrei saputo in altro modo come farle giungere
il mio pensiero (a cui tengo, per la stima che nel tempo ha saputo
conquistare). Un pensiero colmo di angosce, timori per un’etica che sta per
essere frantumata con il prossimo decreto sull’obbligo vaccinale per noi
sanitari (e spero a noi si fermi). Non solo l’etica, quest’angoscia riguarda
in egual misura la tanto “messianica” Scienza: le evidenze o la mancanza di
esse non vengono realmente considerate e passano in secondo piano rispetto a
interessi di ben altro tipo. Così è ormai consuetudine, attraverso un vero
bombardamento mediatico che ha instillato nelle persone la “convinzione”,
priva di fondamenti scientifici, che queste nuove terapie denominate per
“comodità” vaccini permettono, una volta inoculati, di garantire la tanto
agognata immunità sterilizzante, impedendo al vaccinato di contagiare.
L’efficacia del vaccino (termine sulla quale lo stesso governo/stampa altera
il senso originale, ovvero ridurre l’insorgenza di sintomi COVID-19
importanti) è ormai “confusa” con la sua capacità di bloccare il contagio e
con questa falsità (almeno secondo le attuali evidenze) si inizia l’opera di
sottrazione dei diritti cardine dell’uomo, in questa fase dei sanitari.
Ho desiderato contattarla perché ho avuto modo di seguirla nell’ultimo
anno, prima su FB, ora su Sfero, Telegram e i suoi numerosi lavori. Sta dando
una grossa mano a molta gente desiderosa di capire, di essere persone
informate e quindi cittadini che aumentano la loro consapevolezza su argomenti
di fondamentale importanza. Ho desiderato contattarla perché io, come
infermiere che ha sempre declinato l’appellativo di eroe e come cittadino che
sente lesi i suoi più importati diritti, non so come potrò reagire e farmi
valere con l’imminente obbligo vaccinale. Il provvedimento sarà da valutare
una volta emanato ma non giriamoci intorno, si sta instaurando un regime
dittatoriale che non si basa né sulla scienza, né su reali necessità che non
siano interessi economici e l’evidente obiettivo di sviluppare/fortificare un
vero e proprio regime di controllo (in barba a quanto dichiarato dal Consiglio
d'Europa a Gennaio). Lei è uno tra i pochi intellettuali/professionisti del
settore nel nostro paese che ha sempre mostrato di non sottostare a null’altro
non sia l’onestà intellettuale, valorizzando ciò verso la quale la “vera
scienza” dovrebbe ambire, il “benessere” della persona e della collettività (e
non solo, in un’ottica più estesa e non meno importante).
Io e i pochi colleghi che abbiamo rifiutato di vaccinarci, lo abbiamo
fatto perché ci siamo documentati e abbiamo optato per una scelta facendo le
nostre valutazioni, senza mai mettere in discussione la scelta altrui e devo
dire che anche la mia azienda, quantomeno il mio presidio ospedaliero, non ci
ha mai fatto pressioni in tal senso. Tra l’altro, posso tranquillamente
affermare che lo Pfizer ha causato molti eventi avversi (ricordo che in un
paio di giorni, solo nel mio reparto, alcuni colleghi hanno dovuto ricorrere
ad alcuni giorni di malattia per importanti malesseri, vomito ecc e
innumerevoli altri casi) nell’ospedale dove lavoro e ciò non ha certo favorito
un mio ripensamento (e la farmacovigilanza? Risulteranno conteggiati questi
casi?). Dai miei approfondimenti ho anche scoperto che per quanto riguarda la
sicurezza che il datore di lavoro deve assicurare sul posto di lavoro, il suo
intervento, considerando la legislazione di riferimento nel suo insieme, deve
essere di natura “tecnica” e non include obbligare il lavoratore ad assumere
un vaccino che, invece, dev’essere “messo a disposizione” (e ciò preclude alla
obbligatorietà).
Purtroppo, il rischio di perdere il lavoro è un fardello, un ricatto che
ci mette in seria difficoltà. Anche la possibilità di cambiare mansione, in
relazione a inesattezze sull'eventualità di contagiare o meno colleghi e
pazienti grazie ai vaccini, mortifica la persona nel profondo. Non abbiamo
grandi opportunità di far valere la nostra voce. Posso dire di sentirmi
“violentato”, so è un termine forte e anche irrispettoso per chi ha subito
vere e proprie violenze e me ne scuso pensando a chi ne è stato vittima, ma è
come mi sento. Sono, come tanti un cittadino che si è impegnato nello studio
per interessi e per ottenere una posizione funzionale alla società, ci siamo
illusi di essere persone importanti nel proprio piccolo perché la comunità è
composta dal singolo. Eppure, a quanto pare le evidenze scientifiche contano
poco, l’etica diviene un valore trascurabile e ne viene creata una fasulla,
che verte su basi volutamente inesatte per giustificare scelte finalizzate non
certo alla salute. Così fosse (mi permetto di avanzare un mio parere),
vaccinare solo i soggetti fragili, e iniziare subito a farlo, avrebbe
garantito un tasso di mortalità probabilmente molto inferiore (la fascia di
popolazione a rischio in che percentuale è stata vaccinata?) e non vaccinare i
soggetti sani avrebbe scongiurato il rischio di inutili eventi avversi (e i
rischi a medio e lungo termini di terapie come ad es. quelle vertenti sull’
mRNA, incognite mosse addirittura dal responsabile dell’Istituto di Genetica
in Francia). Nell’ottica dell’obbligo, in base al mio pensiero, l’idea di un
vaccino a subunità proteiche come Novavax sarebbe stata più accettabile ma
siamo lontani dal suo utilizzo e in più, in ogni caso, non c’è possibilità di
scelta in base alle proprie preferenze.
Varrà poco, ma ci tenevo farle conoscere cosa stiamo vivendo e come ci
sentiamo, credo possa riassumere lo stato d’animo di molti miei colleghi nella
medesima situazione. La serenità è andata persa e la speranza di contrastare e
superare la pandemia barattandola con la propria libertà, svilisce la nostra
vitalità (ma non la professionalità) e la speranza in un futuro dove i valori
umani avrebbero dovuto rappresentare una solida certezza.
Per dire grazie a questa attività di divulgazione e informazione,
nonché di monito per la salvaguardia dei nostri diritti puoi contribuire con
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Lettera di un infermiere sull'obbligo vaccinale
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